L’amore umano di Dante per
Beatrice forma le premesse di questo amore iniziatico che farà del
poeta italiano un fedele d’amore dopo che sarà stato iniziato alla
via della Fedeltà d’Amore.
Nella relazione che unisce
Dante e Beatrice bisogna considerare Amore come il maestro di Dante
e Beatrice, l’amatissima del poeta, in virtù della rassomiglianza che
esiste tra lei e Amore. Tutto il mistero della Fedeltà d’Amore si
trova in questa relazione.
Tra Dante e Beatrice esiste la
stessa relazione amorosa, mentre tra Dante e Amore esiste una
relazione da discepolo a maestro. Tra Beatrice e Amore si trova la
rassomiglianza che significa, per riprendere le parole di Novalis,
che Beatrice è «l’involucro corporeo» d’Amore.
La stessa relazione s’incontra
giustamente in Novalis al momento della morte della sua fidanzata Sophie.
Non c’è rottura dell’amore umano, ma al contrario questo amore umano
raggiunge allora la sua pienezza.
È così che la «morte»
dell’amatissima – che è simmetrica alla morte iniziatica del fedele
d’amore – costituisce la prima tappa della Fedeltà d’Amore che viene
designata sotto il nome di tappa iniziatica, dove l’Amore diventa
il maestro, o polo, terrestre dell’iniziato.
La seconda tappa è di tipo
visionario, ed è questa che fa entrare nella conoscenza del Maestro
interiore che è Cristo stesso. Questa tappa cristica segna
anche l’ingresso dell’iniziato nel mondo dell’Anima dove si produce la
visione:
«Chi ho visto? e chi, che gli
dava la mano / Ho potuto vederlo? Non domandatelo. / Non vedrò mai più
altro che loro…» (Novalis)
Questa tripla relazione tra
l’amata, il Cristo e il fedele d’amore è tipica dell’esperienza
interiore dei Fedeli d’Amore: «Cristo e Sofia».
Essa ne forma il compimento.
La terza tappa segna il ritorno
dell’iniziato che ha raggiunto l’Oriente dell’Anima, che è diventato un
adepto, un fedele d’amore, in questo mondo terrestre da dove la sua
amatissima è ormai assente.
La sua relazione amorosa è
vissuta allora sotto un doppio aspetto:
Il Maestro interiore
dell’adepto è Cristo, e il suo «polo celeste» è diventata Lei, o la
Vergine Sofia, secondo l’insegnamento di Jacob Boehme.
L’adepto unisce nella stessa
relazione amorosa l’amatissima che ha abbandonato la manifestazione
terrestre e colei che permette adesso la relazione dell’adepto con il suo
Maestro interiore, Sofia, mentre la stessa rassomiglianza
tra Lei e l’amatissima mantiene la sua relazione col «polo
celeste».
L’ultima tappa, infine, avviene
nel momento della morte fisica.
Questa non concerne che gli
adepti che hanno superato i limiti del mondo terrestre, vale a dire quelli
che sono entrati nella Vita prima ancora di morire fisicamente,
come ne testimonia Novalis: «Con quale gioia le racconterò, quando mi
sveglierò e mi ritroverò nel mondo antico e primitivo conosciuto da molto
tempo, e quando Lei starà davanti a me: sognavo di te, sognavo che sulla
terra ti amavo, la tua immagine corporea ti assomigliava, tu moristi...
passò un breve momento di angoscia e io ti seguii.»
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Queste diverse tappe operano
nella sola dimensione «teosofica», come nel caso della Cabala teosofica.
Ma la via della Fedeltà d’Amore non esclude altre esperienze spirituali.
Questa via d’Amore si prolunga in via di conoscenza amorosa e persino, in
certe condizioni, in via di Conoscenza. È naturalmente il caso di Dante:
«A l'alta fantasia qui mancò possa; / ma già volgeva il mio disio e 'l
velle, / sì come rota ch'igualmente è mossa, / l’amor che move il sole e
l'altre stelle», e anche di Novalis: «La vita perfetta è il cielo».
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